Studio sul dialetto Sambenedettese
A cura di Francesco Palestini
Il dialetto sambenedettese, conservatosi integro nel cuore di quel lembo di Pretuzio a nord del Tronto che nel medioevo aveva subito) ove più. ove meno) l’influenza delle parlate ascolana e fermana, è caratterizzato dall’ ammutolimento delle vocali di sillaba poco accentata ( miracolo) meràcule; lucertola, lecèrte; morire) meré; Matilde) Metélle). Uguale fenomeno si verifica negli Abruzzi) nel Molise) nella Puglia settentrionale) in Campania ed in Basilicata, mentre invece” i dialetti propriamente definiti marchigiani sono caratterizzati principalmente dalla mancanza di vocali indistinte.
La parola si spegne in -e muta e tale terminazione si spinge) pure se contrastata) fino all’Aso, dove è infine bloccata da quelle fermane in -u ed anche in -o. A Montalto, Montedinove,• Rotella, Castignano, Maltignano e ad Ascoli stessa, pur prevalendo il ‘fenomeno, si hanno anche finali in -a, -a semimuta, come nella zona abruzzese-molisana-campana-basilisca.
Diffusa la metafonesi per il cambio di genere (bune, bòne; frésche, frèsche; bbille, bbèlle) e anche di numero (ibòve, buve;· prète, prite), come comunemente nelle Marche e negli Abruzzi, con esiti peraltro generalmente diversi da paese a paese.
Nelle parole tronche) per il cambio di genere si usa un suffisso femminilizzante prettamente indoeuropeo ( magnò, magnòne ; freché, frechéne).
Dei verbi ausiliari viene adoperato solo l essere, eccetto che alla terza persona, singolare e plurale, del passato e trapassato prossimo, nella quale si adopera l’avere. Venendo l’ausiliario èsse impiegato per la coniugazione attiva, non esiste la forma passiva dei verbi e, al,l’ occasione, le proposizioni vengono ridotte in forma attiva. Il non distinguere l’attivo dal passivo non è indoeuropeo. Notevoli pure la terminazione in -tte di alcune persone del passato· remoto ( magnètte, decètte, ecc.), da confrontare coi perfetti sannitici, come. prufatted, lat. probavit; quella in -a ( 1sìnda, ‘uàrda) dll’imperativo e la caduta del -re dell’infinito. La terza persona singolare è uguale a quella plurale, per il dissolversi delle consonanti finali della. coniugazione latina; il fenomeno è diffuso pressoché in tutta la regione e anche talvolta in Abruzzo, ma non a Teramo.