Intanto aveva iniziato la sua attività poetica nel 1911 con il volume intitolato A timpe pirse, contenente dodici componimenti. Nel 1914 aveva conosciuto la sua futura moglie, Lucia Blasi, di un’importante famiglia di Nocera Umbra e in villeggiatura a San Benedetto. La sposerà solo nel 1919, al ritorno dalla guerra, e da lei avrà tre figli, Vincenzo, Erminia e Giovanna. Dal 1911 al 1913 pubblicò altri versi dialettali nel periodico marchigiano Il birichino (Jesi), nel Fra Crispino (Grottammare) e in altri giornali e riviste dell’epoca. Nel 1929 compose anche i testi di alcune canzoni con cui partecipò alla “Festa della canzone marchigiana” vincendo la medaglia d’oro e quella d’argento. Una vocazione per la poesia dialettale mai abbandonata fino al secondo dopoguerra. Nel 1946 su “La Frusta Sambenedettese” comparvero alcune poesie dialettali anonime, sotto lo pseudonimo “Lu Zautte”. Il dialetto sambenedettese trovava un altro grande poeta.
Rimane significativo a questo proposito ciò che scrisse Enrico Liburdi, storico della città: “l’arditezza caustica del pensiero, il brio della satira politica, la novità della trilussiana favoletta civile, l’incanto di una poesia dolcemente nostalgica che affascinava e faceva ripensare ai tempi meno tristi con un acerbo e melanconico rimpianto di un tenore di vita dignitosamente tranquillo di quello che allora si viveva, tra le immani rovine, le tristezze e le difficoltà del dopoguerra: una boccata di aria pura e di sincera poesia, insomma, dopo tante immeritate sventure. La voce, finalmente, davvero di un altro poeta era quella, ed ognuno smaniava di conoscere il nome, meravigliandosi grandemente di non averne avuta, fino allora, la minima notizia”.
Il mistero fu svelato dalla stessa “Frusta” nel numero del 24 Maggio 1951.
Il nome si conobbe ben presto. Le stesse poesie vennero raccolte, per i tipi de “La Frusta Sambenedettese”, nel volumetto N’ ci abbadà, e pur pubblicato sotto lo pseudonimo “Lu Zautte”, il verso e lo stile fecero riconoscere in Vespasiani il vero autore. In un periodo in cui egli era impossibilitato a muoversi per motivi di salute, le poesie, come ricordano le figlie, venivano prese in casa e consegnate anonimamente alla rivista dall’amico avvocato Mirti. Negli anni successivi Vespasiani pubblicò alcuni componimenti nei periodici ascolani Le Nostre Regioni e Nuova Aurora, partecipò a vari concorsi regionali e nazionali, inserì nel 1948 molti suoi versi nell’antologia di canzoni musicate, Canzoni al vento, edita da “La Frusta Sambenedettese”. è del 1952 la raccolta Canti della Riviera, che, per la cura e il valore poetico, consacra Vespasiani come voce riconosciuta del sentimento poetico sambenedettese. Le introduzioni e i commenti che completano questo e i libri successivi ormai concordano sul ruolo della sua poesia in un contesto marchigiano e indicano anche un suo rilievo nazionale. Nella sua successiva raccolta del 1958, Luci sul molo, Vespasiani ripropone, dopo una prima uscita in un quaderno del 1953, un importante esperimento compositivo che dimostra il pieno possesso del vernacolo e la consapevolezza dei suoi mezzi, la versione in dialetto di alcuni capolavori di Leopardi. Tre anni dopo nel 1961 esce l’ultima raccolta: Voci della mia gente.
Nel 1958 l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica premia i suoi meriti culturali e l’attaccamento alla sua città. Trascorse l’ultimo periodo della sua vita presso le figlie che si erano stabilite in Piemonte, ove morì il 12 maggio 1967.
Il ritorno a San Benedetto delle sue spoglie fu salutato nella chiesa di San Giuseppe da tutta la cittadinanza con un tributo di affetto e riconoscenza collettiva. Oggi è sepolto a San Benedetto nella tomba di famiglia. Una targa sulla sua casa di via XX Settembre ne ricorda la figura e i versi poetici con la poesia “Sammenedette mmìne”.
Le notizie biografiche sono tratte dalle introduzioni alle varie raccolte, dal lavoro prezioso di ricerca di Maurizio Marota e dai ricordi familiari.
Nonno Giovanni è il personaggio più importante della nostra famiglia nonostante fosse un “semplice impiegato di banca”.
Il tempo livella i titoli ed i successi professionali che nella nostra famiglia non sono mancati, ma nel cuore e nella testa della gente rimane solo chi ha lasciato qualcosa di memorabile “ai posteri”. Questo per noi è Nonno Giovanni. Per questa ragione, assieme ai miei fratelli Giovanni e Lucia e alle zie Giovanna ed Erminia, abbiamo deciso di commemorarlo a 50 anni dalla sua scomparsa avvenuta il 12 Maggio 1967.
La Famiglia che nasce da lui, per gli eventi della vita, in maggioranza si trasferisce in diverse parti d’Italia, torna oggi alle origini Sambenedettesi per celebrare chi ha saputo raccontare con tanta maestria la gente attraverso la sua voce.
Nonno, per noi nipoti, era una persona autorevole, elegantissima; geloso della bella moglie ed orgoglioso della sua famiglia.
Ma Giovanni Vespasiani poeta è qualcosa di più che forse noi stessi abbiamo talvolta sottovalutato. Parlava spesso delle sue poesie ed aveva rapporti epistolari intensi sulle sue opere con tanta gente e letterati in tutta Italia ma noi bambini, con il fatto che nessuno era più veramente sambenedettese, non lo abbiamo studiato e celebrato abbastanza.
Solo da adulti, dalla lettura dei suoi testi, abbiamo compreso che era anche un personaggio estroverso, simpatico e pazzamente innamorato della sua città, delle sue tradizioni e della sua “lingua”. Ha raccontato la vita, le passioni; come queste sono cambiate negli anni delle guerre che hanno messo a dura prova tutti, ma che non hanno scalfito lo spirito della gente di mare che qui vive.
Babbo Vincenzo, Zia Erminia e Zia Giovanna ci hanno sempre parlato di lui e spinto a valorizzarlo; qualcosa è stato fatto.
Ora in occasione della ricorrenza dei 50 anni dalla sua morte, la Famiglia Vespasiani, ho voluto restituire, tramite la riedizione antologica delle opere di Nonno Giovanni, un po’ di quanto questa bella città ha dato a ciascuno di noi in tanti anni.
Assieme ai miei fratelli Giovanni e Lucia abbiamo voluto riconsegnare, alla città, l’opera poetica completa di un suo cittadino che la racconta nei suoi cambiamenti, dall’interno, con la semplicità e la gioia che Nonno ha saputo trasmettere e ancora trasmette con la sua opera.
Si tratta di tante poesie (con relativi disegni) ed alcune canzoni che sono state ordinate secondo la data della loro stesura (dal 1910) e pubblicazione (dal 1911), nel tentativo di cogliere nella evoluzione della sua scrittura anche quella della città di San Benedetto. L’impostazione è stata ideata e realizzata grazie a Gino Troli e Lucilio Santoni ma tutta l’edizione di “Voci della mia gente” non si sarebbe potuta realizzare senza il loro dotto ed impagabile intervento.
Per aumentare la fruizione delle poesie, le abbiamo registrate facendole recitare da due impareggiabili interpreti dialettali, Anna Lunerti e Giancarlo Brandimarti a cui va la nostra gratitudine.
Tutte le copie stampate di “Voci della mia gente” sono state donate dalla Famiglia Vespasiani ad una Istituzione storica di San Benedetto: la Casa Famiglia Santa Gemma che potrà metterle in vendita per trasformare una opera culturale in un’opera di beneficenza. La scelta di Santa Gemma deriva dal fatto che Nonno era affezionatissimo a questa istituzione, come tutti i veri sambenedettesi, ma anche perché questa vede al suo interno Elena e Adriana Angellotti, che l’hanno diretta per tanti anni con passione e che fanno parte della nostra famiglia allargata.